IN ASCOLTO DELL'ALTRO
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Chi sono? Chi voglio essere nel futuro?
Sono domande che mi pongo continuamente e alle quali solo poco tempo fa ho saputo dare una risposta grazie ad un mio amico che si è rivolto a me per aiutarlo con una ragazza della quale si era innamorato. Ho subito capito che, per quanto banale possa essere, ho messo tutta me stessa in ciò che facevo dandogli consigli basati sulla mia esperienza, sul mio punto di vista, come se dovessi essere io al suo posto. Ho provato empatia e compassione. Così è iniziato il mio percorso alla scoperta della mente umana, della psicologia. So che non è un percorso facile, ma spero che questa mia passione possa trasformarsi in un lavoro nel futuro. Il termine psicologia deriva dal greco psyché, cioè spirito o anima, e logos, cioè studio o discorso. La psicologia quindi è la scienza che studia il comportamento della mente umana attraverso i processi affettivi o relazionali per promuovere il miglioramento della qualità della vita. Con la nascita della filosofia, questa disciplina inizia a porre, attraverso i suoi esponenti, svariati interrogativi sulla mente umana e sul suo funzionamento. Tra i principali filosofi che possiamo citare, Socrate e Platone sono tra i più rappresentativi. In quel tempo gli uomini hanno iniziato a chiedersi a lungo quali fossero i meccanismi attraverso cui si determinavano delle scelte e venivano a configurarsi le esperienze dell'essere umano. Anche se inconsapevolmente risulta evidente come le conoscenze psicologiche sono state fondamentali per la nascita e strutturazione della società, della politica e della cultura. Per fare chiarezza la nascita effettiva della psicologia nella scienza si verifica nella seconda metà dell’Ottocento, quando l'indagine psicologica si apre alle metodologie delle scienze naturali. Tra il 1850 e il 1870, infatti, fisici e medici iniziarono ad occuparsi dello studio della psiche. Gli scienziati applicarono allo studio della mente le tecniche che già applicavano alle scienze naturali, senza capire che stavano creando una nuova scienza: la moderna psicologia scientifica. Il primo laboratorio di psicologia fu creato da Wilhelm Wundt (1832-1920) a Lipsia, in Germania. Qui veniva utilizzato il metodo introspettivo secondo cui il modo migliore per comprendere l'esperienza soggettiva consiste nell'osservazione sistematica e diretta dei processi che hanno luogo nella persona che esperisce un fenomeno, nel momento stesso in cui lo sta vivendo. Dall'inizio del Novecento nascono varie diramazioni all'interno della psicologia e la disciplina inizia ad affermarsi sempre più fuori dai confini tedeschi. L'espansione della psicologia portò, nel corso del XX secolo, alla formazione di diverse scuole di pensiero basate su assunti teorici molto diversi. Il funzionalismo è una corrente di pensiero che vede i fenomeni psichici come funzioni attraverso cui l'organismo cerca di adattarsi all'ambiente sociale e fisico. Oggi la psicologia si occupa di promuovere il benessere dell'individuo e il miglioramento della sua qualità di vita. Come già accennato prima, ci sono diversi tipi di psicologia: esiste la psicologia clinica, la psicologia del lavoro delle risorse umane e dell'organizzazione, la psicologia evolutiva, la psicologia giuridica e forense, la psicologia dell'emergenza, la psicologia dello sport, la psicologia dell’ambiente, la psicologia della salute, la psicologia dell’invecchiamento, la psicologia sociale e di comunità. Non so ancora quale sarà il mio ambito ma basandomi su ciò che ora mi appassiona mi piacerebbe specializzarmi nell’ambito della psicologia giuridica e forense che si occupa dei processi cognitivi, emotivi e comportamentali rilevanti per l’amministrazione della giustizia, capire quali siano i sentimenti dei candidati dai processi, quali imputati, testimoni, parti lese, avvocati e giudici. Lo psicologo forense può essere chiamato ad accertare l'integrità psicologica dell'imputato e a redigere le perizie dei testimoni (ad esempio nei casi di femminicidio, omicidio, aggressività e violenza).La psicologia in futuro dovrà lottare contro l’intelligenza artificiale che, si pensa, possa sostituire questo lavoro. Secondo me sarà difficile, se non impossibile, rimpiazzare la mente umana in grado di comprenderne un'altra con dei robot che, se non programmati, non possono provare sentimenti. Per comprendere ancora meglio il presente e il futuro di questa professione mi sono rivolta a mia zia materna Laura Puglia, di 50 anni, che svolge il ruolo di psicologa infantile alla Casa del sole situata a San Silvestro (MN)Da quanto tempo sogni di lavorare in ambito psico-sociale? Da quando sono piccolissima, anche se non lo sapevo. Bisogna avere una predisposizione di empatia e compassione La mia tendenza era quella di sostituirsi a chi aveva bisogno poi, crescendo, ho iniziato a fare volontariato negli Scout e in associazioni vicino al mio paese che si occupavano di aiutare anziani a svolgere azioni quotidiane come lavarsi e cambiarsi. In quel momento ho iniziato ad informarmi nell’abito psicologico. Ad un certo punto della mia vita pensavo che questo mio carattere fosse diverso dagli altri ma che non poteva diventare un lavoro.La tua famiglia ha sostenuto la tua scelta e ti ha aiutato nel tuo percorso? Ci sono sempre stati per me, qualsiasi fosse il mio obiettivo, senza di loro probabilmente non sarei stata così determinata come lo sono ora. Che scuole e quali corsi di formazione hai frequentato fino ad oggi? Ho frequentato la scuola superiore a Mantova in cui studiavo biologia-sanitaria perché il mio sogno era quello di diventare biologa e poi ho frequentato l’università di psicologia a Padova.Hai avuto precedenti esperienze rispetto a dove lavori ora? La mia esperienza è iniziata al quarto anno di università. Pensavo di fare la psichiatra anche se, vent'anni fa, non era ancora ben vista da tutti. Così ho chiesto di svolgere la tesi di laurea al mio professore che inizialmente era titubante ma poi mi diede una possibilità facendomi lavorare per tre anni all’ospedale di Padova dove mi occupavo di lavorare con bambini nati gravemente prematuri. L’esame andò bene e questi tre anni di esperienza mi sono serviti dieci anni dopo per essere ammessa al ruolo di psicologa infantile alla Casa del sole di San Silvestro. Poi ho lavorato due anni presso l’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore (CR) come psicologa: non c'erano però molte possibilità, era tutto molto chiuso, volevo fare qualcosa di diverso. Ho lavorato a Milano, mi occupavo di psicologia dei lavoratori (dove ho anche conosciuto Luca, mio marito), ma ho capito subito che non era la mia strada, ma me lo facevo andare bene perché volevo tornare nell’ambito psico-sociale. Dopo cinque anni mi sono licenziata, ho seguito dei corsi di formazione per gli insegnanti insieme ad un professore universitario che mi ha sostenuta e aiutata. Successivamente ho seguito un progetto per i tossicodipendenti, ho lavorato in una casa minorile, poi finalmente ho avuto una possibilità nel mio paese come educatrice dell’asilo nido. Dopo poco è uscito un concorso per la Casa del sole, vincendo su 70 partecipanti. Nel 2010, la settimana prima che tu nascessi, ho iniziato a lavorare lì e non ho più smesso. Sei soddisfatta del tuo lavoro? Che emozioni provi a fine giornata? Si, a volte sono stanca, ma penso che il fatto di lavorare in questo settore ti arricchisca tantissimo. È un lavoro molto complesso perché mette insieme tre caratteristiche: tecnica (intesa come studio, preparazione…); essere emotivamente predisposti; sapersi relazionare con gli altri. Lavorare con la fragilità è molto complesso, ma allo stesso tempo ha delle sfaccettature arricchenti che danno soddisfazione. È difficile lavorare come psicologa e avere una famiglia da gestire? È molto difficile, il lavoro assorbe tanto tempo sia fisico che mentale. A volte penso di sprecare tempo che potrei utilizzare per stare con la mia famiglia. Spesso ho dei conflitti interni che però riesco a gestire grazie alle tecniche che ho imparato da sedute psicologiche a cui mi sono sottoposta anche io prima di lavorare con gli altri. Ho lavorato su me stessa anche con argomenti "scomodi". NON BISOGNA MAI TIRARSI INDIETRO ma non bisogna neanche sostituirsi: devi mettere nelle condizioni di scegliere per trovare la strada giusta. Non è semplice, tuttavia non mi annoio mai. Come pensi che sia classificato il ruolo della psicologa oggi? E nel futuro? Ad oggi questo ruolo si sta valorizzando, sta entrando in molti settori. Prima non erano considerati come dei medici ma ora la gente, soprattutto dopo la pandemia di Covid-19, ha bisogno di aprirsi, di raccontarsi, di togliersi dei pesi di dosso. Amo il mio lavoro sia come stimolo, sia come ambiente: lavoro con anziani, bambini e famiglie, non potrei essere più soddisfatta. Nel futuro vedo una possibilità di crescita. I robot non possono fare il lavoro di cura, deve essere una relazione tra le persone. Il lavoro dello psicologo verrà valorizzato sempre di più e troverà il suo spazio.A chi consiglieresti questo lavoro? Bisogna avere un interesse, una predisposizione, bisogna sentirselo. Non dico che sia facile ma lo studio serve fino ad un certo punto: è il carattere che deve essere predisposto.Se dovessi tornare indietro nel tempo lo rifaresti? Si assolutamente, non potrei fare una cosa diversa. “Esistono cose essenziali per la vita umana. La cura rientra nell’ordine delle cose essenziali, perché per dare forma al nostro essere ad esistere dobbiamo avere cura di noi, degli altri e del mondo”. Questo è il verso iniziale di un articolo, una riflessione svolta da mia zia in collaborazione con una sua collega, pubblicata nel giornale online della Casa del sole intitolato “Raccontami” che mi ha esplicitamente chiesto di leggere. Questo racchiude tutto ciò di cui ho parlato finora: bisogna avere cura in questo lavoro perché la figura della psicologa serve a portare attenzione alle parole, ai gesti, alle espressioni e ai sentimenti delle persone che si ha di fronte. Proprio in quei momenti ci si accorge della fragilità delle persone, dei bambini, degli adulti e degli anziani. Alla fine di questo discorso mi sorge una domanda cruciale: come curare? Questo oggi non lo so, ma grazie al mio percorso futuro riuscirò a rispondere a questa domanda.
Arianna Affini